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28 agosto 2019 |
Marcello De Vito e……………….. La morte del mito dell'onestà del Movimento 5 Stelle
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L'arresto per corruzione del presidente dell'assemblea capitolina è un duro colpo all'immagine
costruita negli anni dai pentastellati a colpi di selfie e foto discutibili.
E la sua espulsione non basterà a riconquistare l'innocenza perduta.
DI MAURO MUNAFÒ
20 marzo 2019
Marcello De Vito è innocente fino a quando un tribunale non avrà stabilito il contrario.
Questa ovvietà è bene precisarla, proprio perché si tratta di un'ovvietà troppo spesso
dimenticata di recente.
Ma se il presidente dell'assemblea capitolina del Movimento 5 Stelle avrà i suoi modi e tempi
per difendersi, quello che oggi muore senza dubbio è il mito dell'onestà dei 5 Stelle.
Perché i miti si alimentano di suggestioni, simboli, immagini e non di fatti.
Si alimentano di fotografie di tuoi parlamentari che fanno il gesto delle manette o di tuoi
consiglieri comunali che si fanno i selfie con le arance per augurare la galera a un avversario
politico.
E queste immagini e suggestioni così superficiali possono essere spazzate vie con facilità da
altre immagini e suggestioni ben più rilevanti.
Come appunto la notizia di un tuo esponente di primo piano nel territorio più importante che
amministri, la Capitale d'Italia, che viene arrestato per tangenti e corruzione.
L'accusa è pesante: De Vito avrebbe incassato direttamente o indirettamente delle elargizioni
dal costruttore Luca Parnasi.
Per agevolare il progetto collegato allo stadio della Roma.
Pochi minuti dopo la notizia, Luigi Di Maio si è affrettato a cacciare “con motu proprio” De
Vito dal Movimento 5 Stelle, spiegando che “De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra
anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi”.
Operazione inutile: a ben pochi di quegli elettori che per anni hai alimentato a pane e
qualunquismo interessa un'operazione puramente di facciata come espellere qualcuno dal
Movimento.
Il mito dell'onestà, una volta che lo perdi, non lo recuperi con un'espulsione e un post di
poche righe su Facebook.
Chissà se oggi quelle foto con le mani che imitano le manette o i selfie con le arance faranno
arrossire qualcuno degli ex onesti.
Per Europa Federale
Marco Fumagalli
Resp. alle P.R.
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